
Dalle idee di Rosmini, di Don Sturzo fino ad arrivare a Don Giussani, si potrà rinvenire un unico filo conduttore della filosofia politica del cattolicesimo militante dalla quale la stessa Chiesa non potrà prescindere soprattutto in un modello di relazioni federali. E cioè, il considerare la crescita dell’individuo un obiettivo possibile attraverso la partecipazione. In questo caso, il dibattito politico sul federalismo, sull’identità della nazione e delle comunità locali non potrà esimersi dal confronto dal momento che è evidente che, sia che ci si trovi a destra che a sinistra, si dovrà puntare ad offrire un ethos condiviso. Oggi, allargando lo spettro dell’etica ad una società in transizione, per poter far crescere le nostre comunità bisognerà superare non solo gli steccati di una sterile contrapposizione fatta da opportunismi contingenti ma quell’incapacità di critica, di giudicare i fatti e le situazioni che rendono ostaggio le nostre coscienze di una trappola psicologica e sociale costruita su un’architettura mediatica alla quale anche la Chiesa sembra a volte non rinunciare.
Si ragiona spesso secondo delle prefigurazioni indotte, ovvero attraverso preconcetti, pre-spiegazioni che sono subliminati dalla volontà di abbattere il libero convincimento possibile per orientare, se non condizionare, il consenso. Chiesa e Stato si sono trovati molto vicini in questa manifestazione di potere che, in realtà, non offre un adeguato servizio alla crescita di una società matura che dovrebbe fondarsi sul sentimento del libero convincimento. Oggi, per poter raggiungere una maturità necessaria e definirci comunità è necessario riappropriarsi della capacità di interpretare i fatti e gli avvenimenti con buona libertà. Chiesa e Stato, per un Paese moderno, nel loro confronto sui temi etici, devono considerare che princìpi e valori non possono essere degli ostacoli, ma devono rappresentare indicazioni di una storia condivisa, riconosciuti come tali e come tali difesi.
Oggi si tratta di superare il concetto del moralmente difficile per favorire nel cittadino e nel fedele, posto di fronte ad una società multiconfessionale, la consapevolezza che in un’ottica di responsabilità politica diretta, in chiave soprattutto federalista, si deve essere consapevoli di chi siamo e di chi e cosa vogliamo essere, di ciò che facciamo e di ciò che vorremmo fare. Tutto questo perché se esiste una società avanzata, se l’Italia è un Paese moderno, allora vuol dire che c’è una prospettiva comune e condivisa tra centro e periferia, tra laicità e fede, tra valori comuni e sentimenti possibili. Un futuro che deve andare oltre le barriere del momento e le facili strumentalizzazioni di parte cercando di collocare etica e necessità di diritto all’interno della dimensione umana, sia essa di fede per l’uomo che laica per il cittadino.