Umberto Bossi sceglie l’europarlamento.

Un quadro politico quello europeo, che consentirà al leader maximo del partito del Po di poter esprimere un’azione politica indipendente, non legata, nè responsabilmente dovuta, all’esecutivo in carica. Un’azione politica orientata a spiegare le proprie ragioni ad una platea molto più ampia di quella nazionale con il vantaggio di poter fare delle proprie idee le ragioni pratiche di un’incomprensione localistica tutta italiana, quasi intenzionalmente persecutoria. La scelta del leader del Carroccio, per questo, è una scelta strategicamente ragionevole e condivisibile. Di fronte all’incapacità tattica, per numeri disponibili, di affrontare l’amico di circostanza su temi a lui cari, consapevole dell’impasse dell’esecutivo nel riuscire a riformare i contenuti dello Stato secondo formule di alto livello e di tutela costituzionale utilizzando gli strumenti e le Istituzioni con capacità di leadership, la visione di Bossi si allontana collocandosi in un comodo stand-by europeista.
Così, paradossalmente, chi resta dovrà convincersi che anche senza un federalismo di compromesso, si è oggi comunque svenduta la capacità autonomistica acquisita con il poco, ma già discreto, valore regionalistico di uno Stato che del decentramento, tardivo nell’attuazione, ma previsto sin dal 1948, ne aveva fatto un sistema per raggiungere le piccole comunità in un tentativo di autoregolamentazione già apprezzabile per una democrazia giovane, molto giovane. L’assenza di programmi idonei a contenere le richieste della Lega, e la virtualità di scelte e atteggiamenti poco concreti delle altre forze della coalizione, hanno, così, determinato il successo del partner più forte perchè maggiormente determinato.
L’incapacità di neutralizzarlo proprio sugli argomenti cari alla Lega ne ha determinato un’evidente uscita politica dall’esecutivo e, condizioni di salute o meno, la ragionevolezza del gesto di Bossi dimostra quanto sia quest’ultimo apprezzabilmente lucido. Strategia e politica non sono, come si vede, molto distanti. Esse si sommano e si sovrappongono nel tentativo di riuscire ad ottenere l’unico vero obiettivo di entrambe: imporre la volontà propria, o del più forte, o del più capace, all’avversario, possibilmente approfittandone degli errori politici (prima ancora che militari).