Ripensamenti di fine stagione e proposte di creare particolari formule di incremento di sviluppo che valorizzino il territorio qual risorsa economica di tutto rispetto alla ricerca di un valore aggiunto che non c’è, diventano il motivo di ridefinizione di un sistema di stati generali che non ispirano la rivoluzione francese ma dovrebbero riuscire ad individuare i modi e le formule più appropriate per rivoluzionare una domanda turistica che ci esclude per difetto di qualità dell’offerta.
Nelle logiche dei planning economici di investimento la reazione di un masterplan complessivamente interessante per le opportunità di investimento e orientato su un arco di sei anni diventa l’esempio migliore per poster affrontare in termini quantitativi, finanziari e di tempo, un problema che nella disponibilità di risorse e nella sapiente utilizzazione dei tempi gioca la sua partita nella competizione mediterranea e non solo del mercato della vacanza.
La scelta di individuare aree ben precise a vocazione turistica di qualità e la trasposizione della logica organizzativa del distretto industriale, ovvero di omogeneità di offerta, anche al settore turistico attribuisce quella dignità di impresa che nella qualità e vantaggiosità dei costi ricerca un valore aggiunto che, seppur in piccola misura, quel poco che è ancora turismo di qualità nel Mezzogiorno offre a turisti che non si lasciano affascinare dalla organizzazione delle altre Nazioni euromediterranee che della vacanza ne hanno largamente fatto un’industria florida, autorappresentano la propria capacità di decidere ed investire e di organizzare il territorio, nella individuazione di un settore di nicchia transnazionale che si rivolge ad un target il più eterogeneo possibile secondo offerte multilivello e multistagione che in Italia, e al Sud in particolare, soffrono della viscosità del breve periodo e del pronto consumo a prezzi estremi.
Non sapremo quanto gli stati generali riusciranno ad occuparsi.