In genere è difficile per chi scrive prendere in prestito frasi o slogan coniati da altri ma, credo, che la vignetta di Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera del 14 dicembre e il commissariamento padano di un aspetto meridionale dell’economia di una regione dovrebbe farci riflettere molto al di là del semplice, ed annoso, caso dei forestali calabresi. La forestazione in Calabria rappresenta un aspetto particolarmente unico nell’individuazione di un sistema capace di assorbire risorse umane di fronte ad un’impossibilità di far crescere un sistema produttivo sinergico capace di integrarsi nell’offerta di beni diversi ma creati nel territorio e dal territorio. Non si tratta di fare panegirici economicistici e teorizzazioni sulla scia di politiche di sviluppo mancate e virtuali, coniate da illuminati esperti elettorali in occasioni da voto.
Si tratta, in un clima di federalismo possibile - meno che mai auspicabile se tali sono i presupposti- di verificare quanto sia sostenibile un sistema nato come ammortizzatore sociale con una giusta e lungimirante, e concreta, progettualità produttiva capace di valorizzare il patrimonio forestale della Calabria. Un patrimonio nel quale la montagna e le prossimità agricole poste fra ambiente marittimo e montano siano non solo spazi da considerare in termini di economia del bene, il legno o la coltivazione agricola di qualità o la risorsa ittica, quanto come aspetti fondamentali per il futuro della riorganizzazione di un territorio che non trova ancora, incredibilmente a questo punto visti gli eccellenti risultati ottenuti anche dalle spiagge tunisine, un decollo turistico adeguato per un mancato inserimento della gestione dell’ambiente in un qualunque progetto turistico.
Un inserimento fondamentale quale giusta cornice alle bellezze della regione, simbolo di una cultura consapevole – ancora oggi assente purtroppo- della tutela del territorio in quanto tale e come risorsa economica e di qualità della vita.La vicenda dei forestali, insomma, non è altro che la dimostrazione più macroscopica di una progettualità strategica che non c’è, che si manifesta a volte in limitate opere di nicchia, importanti, certamente, ma che non riescono a fare da volano perchè non inserite in un contesto favorevole di adeguato sviluppo del territorio e di impiego ottimale delle risorse umane nella crescita della regione in tutti i suoi aspetti, perchè rispondono a valutazioni più immediate.
Undicimila forestali possono sembrare troppi, in effetti, se ci si perde nelle stradine di montagna e si paragona la sistemazione dei nostri luoghi alla Valle d’Aosta, al Trentino o allo stesso Abruzzo. Ma potrebbero anche essere sufficienti se impiegati in un disegno produttivo rivolto alla sistemazione del territorio quale aspetto di un disegno più grande di riorganizzazione della regione in chiave economicamente sinergica e competitiva, perchè, visto il numero, con la loro opera coprirebbero tutto lo spazio regionale e la stessa Calabria potrebbe davvero diventare un giardino d’Europa sul Mediterraneo. Con il commissariamento padano mi ci si consenta di avvertire, e non siamo gli unici calabresi soprattutto fuori dalla regione, l’ennesima mortificazione di essere considerati ancora una volta come non capaci di gestire il nostro territorio e le nostre risorse. Ma, soprattutto, avvertiamo quanto chi assumendosi la responsabilità politica di scegliere il Sud come area prioritaria per ottenerne il consenso elettorale invece di attribuirsi la diretta responsabilità politica di verificare e controllare politicamente, attraverso il proprio ministero, la sostenibilità economica dell’aiuto ed il rendimento delle capacità di utilizzazione dei forestali e del raggiungimento dei risultati che un simile investimento deve ottenere -in una sinergia fra Stato e Regione- preferisce la strada della garanzia padana.
Una scelta che non solo retrocede le nostre qualità ma si dimentica che la priorità del Sud non è uno slogan d’occasione ma un impegno da assumersi politicamente. Una scelta che dimentica, forse perchè non vi sono ricordi familiari a favore o per un mal celato senso della storia nazionale, che nessun commissariamento dal Sud vi fu a garantire i muratori e gli operai del Sud quando costruivano negli anni del boom le belle città del Nord e davano il via alle loro industrie.
Una scelta che non solo retrocede le nostre qualità ma si dimentica che la priorità del Sud non è uno slogan d’occasione ma un impegno da assumersi politicamente. Una scelta che dimentica, forse perchè non vi sono ricordi familiari a favore o per un mal celato senso della storia nazionale, che nessun commissariamento dal Sud vi fu a garantire i muratori e gli operai del Sud quando costruivano negli anni del boom le belle città del Nord e davano il via alle loro industrie.