Tempi di crisi. Tempi di dubbi e di incertezze. Tempi di disorientamento sul significato di valori sui quali si sono costruite speranze, storie, vite di ognuno di noi. La fragilità del modello sociale in cui viviamo coinvolge ogni cittadino perché è nello stesso tempo crisi economica, di valori, di responsabilità, di condivisione “partecipata” al futuro del Paese. E’ crisi di idee, di proposte complessive che dovrebbero essere finalizzate a far crescere un’Italia più etica. Ma come tutti i momenti difficili che solcano l’animo di una comunità nella sua storia, vogliamo credere che possano essere almeno utili per far recuperare ai nostri giovani il vero senso della vita e dell’impegno civile. Il vero significato dei valori di convivenza e di merito orientandoli verso l’essere piuttosto che l’avere, abbandonando il vano senso estetico dell’apparire, facendo a meno del superfluo per recuperare quello spirito di partecipazione attiva alla vita sociale di ogni nostra comunità.
Legalità per i giovani è rispetto non solo delle regole, ma dell’altro e con l’altro di se stessi. Diffondere e rendere comprensibile il valore della legalità nelle giovani generazioni e rinnovarlo in quelle più anziane è un impegno importante che si vince con la ragione, con la capacità di dimostrare che si può vivere di legalità. In questi momenti di crisi profonda delle nostre convinzioni, che è crisi di credibilità delle stesse istituzioni, diventa necessario pensare che per questo Paese legalità, giustizia, onestà siano ancora valori importanti, determinanti se si vuole costruire un futuro da percorrere insieme. Legalità ed onestà non sono valori a più velocità o a geometrie variabili secondo le intenzioni. Tantomeno ci si può oggi permettere di ridurli a comodi slogan che mascherano l’assenza di sentimenti e di progetti di vita pubblica e privata. Ciò significa che diventa prioritaria la diffusione di un senso di legalità che non può essere più vilipeso da improvvisati sacerdoti del bene comune che guardano ai propri egoismi.
Da questo e solo da questo coraggio si potrà avere una maggior credibilità delle stesse istituzioni. Ovvero con una partecipazione diffusa alla vita pubblica, un impegno vero nell’educazione alla legalità, nella comprensione dell’alterità, nell’inclusività e non nell’esclusione, nel dialogo e nella ragionevole fermezza, nel rispetto reciproco e nella comprensione del dissenso evitando pericoli di crisi, derive populistiche e prive di ogni orizzonte di convivenza sostenibile. Perché, proprio in tempi di crisi, anche la sicurezza è il risultato di una maggior credibilità morale delle istituzioni, del giusto rispetto delle conquiste della democrazia affidando a chi ha superiorità morale, professionale e culturale l’onere di dimostrare che con l’esempio la sicurezza si trasforma in certezza di qualità della vita, di ordine civile.
Oggi non è più possibile obliare i valori della legalità e della responsabilità celebrando il trionfo di un ego che ha trasceso ogni logica di pacifica, comune convivenza in una società che deve tornare a premiare i migliori e pensare di aiutare con i fatti i meno fortunati. Oggi è necessario un sussulto di dignità per superare luoghi comuni, a volta veri, ma spesso facili alibi dietro i quali si è nascosta sia la compiacenza di chi viola il sacro dovere di ben servire e condurre al successo una nazione che l’incapacità di dimostrare il proprio valore meritando il consenso e la credibilità attribuita.
Oggi vorremmo per il Paese un superamento della contaminazione di parte della Pubblica Amministrazione che ha subordinato ad opportunismi di maniera la valutazione del merito. Vorremmo la riscoperta del valore della conoscenza, quella vera. Vorremmo l’affermazione del rispetto, quello vero, del prossimo che si risolve in un progetto di perequazione sociale. Vorremmo un’Italia matura e che sia una casa comune. Una casa dove la dialettica politica sia dedicata al confronto e il risultato del confronto si ponga come la sintesi migliore di una scelta, di un’azione espressa nell’interesse del Paese e non per chi del Paese non ha alcun riguardo se non al proprio piccolo, minuscolo egoismo.
Da questo e solo da questo coraggio si potrà avere una maggior credibilità delle stesse istituzioni. Ovvero con una partecipazione diffusa alla vita pubblica, un impegno vero nell’educazione alla legalità, nella comprensione dell’alterità, nell’inclusività e non nell’esclusione, nel dialogo e nella ragionevole fermezza, nel rispetto reciproco e nella comprensione del dissenso evitando pericoli di crisi, derive populistiche e prive di ogni orizzonte di convivenza sostenibile. Perché, proprio in tempi di crisi, anche la sicurezza è il risultato di una maggior credibilità morale delle istituzioni, del giusto rispetto delle conquiste della democrazia affidando a chi ha superiorità morale, professionale e culturale l’onere di dimostrare che con l’esempio la sicurezza si trasforma in certezza di qualità della vita, di ordine civile.
Oggi non è più possibile obliare i valori della legalità e della responsabilità celebrando il trionfo di un ego che ha trasceso ogni logica di pacifica, comune convivenza in una società che deve tornare a premiare i migliori e pensare di aiutare con i fatti i meno fortunati. Oggi è necessario un sussulto di dignità per superare luoghi comuni, a volta veri, ma spesso facili alibi dietro i quali si è nascosta sia la compiacenza di chi viola il sacro dovere di ben servire e condurre al successo una nazione che l’incapacità di dimostrare il proprio valore meritando il consenso e la credibilità attribuita.
Oggi vorremmo per il Paese un superamento della contaminazione di parte della Pubblica Amministrazione che ha subordinato ad opportunismi di maniera la valutazione del merito. Vorremmo la riscoperta del valore della conoscenza, quella vera. Vorremmo l’affermazione del rispetto, quello vero, del prossimo che si risolve in un progetto di perequazione sociale. Vorremmo un’Italia matura e che sia una casa comune. Una casa dove la dialettica politica sia dedicata al confronto e il risultato del confronto si ponga come la sintesi migliore di una scelta, di un’azione espressa nell’interesse del Paese e non per chi del Paese non ha alcun riguardo se non al proprio piccolo, minuscolo egoismo.