Dunque Salvini a San Luca con la Calabria leghista, perché c'è una Calabria schierata con il leader del Nord e smettiamola di non riconoscere una così evidente realtà. Non solo. Prima del ministro, e ancora oggi, le riprese di un film che non si pone, e non sono stati posti, pregiudiziali di immagine o di equilibrata valutazione di una condizione di marginalità che da tempo riproduce germi e patologie sulle quali si sono scritte pagine di libri e, adesso, si girano metri e metri di pellicola. Ma non basta. Per non farci mancare nulla il pomeriggio ferragostano postsalviniano e postistituzionale si è espresso in una sorta di contromanifestazione della Calabria neomeridionalista.
Una Calabria e una locride ormai orfana dei politici passionari di una sinistra priva da sempre, al Sud, di un proletariato e avvolta, oggi, da slogan e luoghi comuni ormai stantii soprattutto senza il coraggio di scendere in piazza, di aggregare sui fatti. Questo, perché si ritiene che una certa legalità o un certo garantismo siano monopolio di una sinistra in caduta libera quanto di una sorta di destra giustizialista di mutata pelle. Così, a suffragare ideologiche manifestazioni di un io senza declinazioni ci ha pensato anche Radio Radicale offrendoci in diretta le dichiarazioni del pomeriggio manifestate nel più corretto politicalcalabrese di lontana maniera, seppur vestito di anagrafica gioventù.
Contenuti ridondanti, facili happening espressi al di fuori del confronto del mattino a ribadire quanto si sa ogni giorno, ma la cui difesa non sortisce gruppo ma muore nelle ragioni della solita, facile, strumentalizzazione ideologica. E poi, che dire? Ecco gli intellettuali che abbandonano gli alvi protetti per ricercare alle prossimità aspromontane un ennesimo motivo di autostima che li continui ad accreditare loro e le loro idee senza costrutti. Anime pensanti, perse comodamente all' interno di una immutata interpretazione verghiana che li avvicina, nel paradosso delle contraddizioni calabre, ai loro stessi avversari. Anime e idee che non cambieranno nulla perché ferme sulla sola verità calabrese: quella del presunto sapere o della presunta conoscenza.
Che si aprano le porte a Salvini o si guardi alla Calabria criminale di Saviano poco cambia. In questo triplo zero la Calabria e la locride perdono così dignità, credibilità e affidabilità. Tre zeri che alla fine, in questa manifesta crisi di fiducia e di ipocrisia legalitaria e ideologica, rappresentano tutto il limite di uno Stato, di una regione e di noi stessi.