Devo dire che non c’è settimana, al netto delle notizie di cronaca che ormai contraddistinguono da sempre la vita della nostra regione e della locride, in cui ci si trovi di fronte a meraviglie e stupori dovuti all’estrema fluidità dei sentimenti, politici soprattutto, al riproporsi di paure e timori che sono sempre lì, dietro l’uscio di una fragile sicurezza, di labili certezze.
Una sicurezza esorcizzata ogni anno non dall’impegno a risolvere problemi occupazionali creando opportunità di inserimento o re-inserimento, ma guardando sempre e solo a quel governo, colori a parte, che - in un rapporto di amore, se serve, o di odio se non ci è utile - lo si invoca quando alla fine le risorse sembrano non sostenere vite e funzioni amministrative necessarie per il buon andamento di un comune o di altra pubblica istituzione. Insomma, per essere più concreti è singolare, per non usare altro eufemismo di maggior effetto ma messo da parte per tutelare le sensibilità altrui, come in pochi giorni si siano sovrapposte la discesa dal Nord dei giovani leghisti e le proteste per la mancata copertura dei lavoratori Lsu-Lpu, ovvero socialmente prima e poi pubblicamente utili.
E’ emblematico che il futuro di una terra dipenda da due prospettive diverse ed entrambe presentatesi in pochi giorni. Da una parte, il rigurgito neoidentitario di un Sud che trova nelle proposte della sua antica nemesi la soluzione ai suoi mali, ancorando la possibilità di rimodulare una visione politica del Mezzogiorno questa volta in chiave postleghista e postfederalista/autonomista al di là di qualunque ambizione di orgoglio neoborbonico di ritorno. Dall’altra, la giusta difesa di posti di lavoro necessari per il funzionamento delle attività amministrative dei comuni implorando, come nel passato, la disponibilità del governo nazionale affinchè sostenga possibilità occupazionali andando ben oltre la poco concreta volontà della regione ed anche di rinunciare ad altri impegni di spesa per favorire opportunità tali da dare dignità al lavoro in senso lato, allargando magari il campo di impiego delle risorse inoccupate per chi nel lavoro ci crede.
Ecco, allora, che fra questa ricerca di un credito con il forestiero vincente di turno - che propone soluzioni e indica modi e termini di un riscatto della locride come della Calabria oggi visto da Nord - e un Sud locrideo che si attorciglia su se stesso, non avendo e non riuscendo a produrre risorse che possano dare un senso alle azioni amministrative a sostegno dell’occupazione in senso lato, il quadro del paradosso politico si compone nuovamente al di là di ogni sorpresa. In fondo, probabilmente, dovremmo pensare che siamo quasi a Natale e che magari qualche renna abbia voluto attraversare gli Appennini in anticipo e, se fosse, passando per la capitale, per poi proseguire verso le prossimità del mare, sempre agitato, del nostro incredibile, e senza pace, stranissimo quotidiano.