Ad aspettare delle novità spesso si impegnano giorni o mesi, se non anni. Tempi che sovrastano le nostre vite e le nostre aspettative in una nuova stagione che muti il corso della qualità della nostra esistenza. Chi, se non soprattutto al Sud, non ha mai provato queste sensazioni?
Direi che ognuno di noi ha sempre atteso un cambiamento, dettato dalle scadenze elettorali o da una nuova prospettiva di lavoro, alla propria condizione cercando di migliorare se stesso, la vita dei propri cari e, se possibile, anche l’ambiente nel quale si macina il vissuto di ogni giorno. Eppure, cercando di non rubare spazio ad un Padre Indovino che supera le barriere del tempo con i suoi almanacchi, siamo ancora una volta scettici se il futuro ci potrà sorridere con sincera soddisfazione e non con il sarcasmo destinato alle illusioni.
Tra progetti virtuali e programmi non dichiarati, se non suggeriti quasi con timida preoccupazione nelle diverse occasioni possibili, la Calabria si appresta a trovare una via di uscita da un’impasse insuperabile. Una possibile via di fuga in avanti per una regione che avanti non va, ma che si rassegna a guardare con imperituro fatalismo ciò che accadrà. Si, perché è proprio quel fatalismo dell’immobilità che sembra ancora farla da padrone e che pone le premesse - visto le incertezze e la confusione che regna sovrana nella scelta dei candidati e nella composizione delle liste elettorali - per poter ancora una volta proteggere il ciò che è dal ciò che non sarà. In questi giorni che precedono il Natale, la corsa al dono ci rende tutti molto distratti e, forse, è una distrazione che ci separa da una coscienza più pratica e più vicina alla realtà dei fatti. Tuttavia, tra inchieste giudiziarie che coinvolgono calabresi dovunque e in ogni luogo, scambi di cortesie politiche tra leader maximi e gregari presunti tutto diventa novità.
Politica e cronaca vanno di pari passo, come allo stesso incedere procedono le amministrazioni che soccombono nei commissariamenti o nell’indebitamento progressivo con dissesti che superano, nei termini finanziari, anche il valore del danno del dissesto idrogeologico che cronicamente caratterizza la nostra terra. In questa corsa alla novità, non ci resta che il gossip della porta accanto. Magari quel parlare più diretto delle vicende altrui sapendo che in questo modo, almeno, possiamo sentirci nel nostro piccolo protagonisti o, addirittura, pensare o illudersi di essere indispensabili per un cambiamento che, se malauguratamente ci impegna, magari sarà meglio evitare ancora una volta.