La speranza e il nuovo anno suscitano in ognuno di noi ricorrenti sentimenti di attesa, ci portano su strade che vorremmo percorrere inseguendo aspettative che ci siamo prefigurate o che, accontentandoci, crediamo di poter raggiungere magari grazie ad illuminate menti del nuovo tempo. Se poi ci aggiungiamo, per dare più sale alle prime settimane dell’anno, le prossime consultazioni elettorali per il rinnovo della Regione il gioco è fatto.
Non credo che nessun astrologo si sia esercitato sulle previsioni in questo caso. Ho provato a cercare temi astrologici legati alle sorti della Calabria, ma con molta delusione, visto l’appuntamento quasi rituale con le previsioni zodiacali, non ho visto nessun esperto dell’ultima ora essersi esercitato in tale difficile avventura. Capisco che interpretare il destino di una terra complessa come la nostra richiederebbe non poche doti divinatorie ma credevo che, considerata la proliferazione di oracoli degli ultimi giorni, si potesse sopperire anche senza doversi sobbarcare chissà quale sacrificio o pregare chissà quale divinità visto l’affollato Olimpo che si approssima alle urne.
Ora, senza cadere nella tentazione di mischiare serio e faceto, magari con la celebrazione del secondo piuttosto che del primo, tutti hanno aperto la propria campagna elettorale promettendo che cambieranno la Calabria. Cioè, mi pare, che vorrebbero cambiarla adesso perché ieri forse non era necessario, magari smontandola loro stessi, questa volta politicamente si intende, ponendosi a eroi non sacrificali, però, di un futuro di vero riscatto. In questa tavola rotonda infinita che mutua il moto perpetuo della sua circolarità apparecchiandosi per molti, ogni lista ha un leader-cavaliere, un capo, un vertice da preferenza che si accoda all’indicazione del candidato presidente considerato un novello Re Artù, o quale astro pre-epifanizio oggi e post domani, su cui convergeranno i voti ottenuti, ma non per la governabilità in senso lato.
No! Solo per contare, nel caso della maggioranza vincitrice, come e in che termini distribuire gli incarichi tra assessori, sotto/vice/pseudopresidenti o direzioni generali facendo si che i programmi restino un dettaglio o un nodo gordiano. Certo, il cambiamento rappresenta la parolina magica sulla quale un poco esperto apprendista stregone riuscirebbe a confondere anche la parodia disneyana. Ma se è il cambiamento ciò che si persegue, allora bisognerebbe spiegare da dove iniziare se, a ben guardare, la rimessa in gioco delle vecchie retroguardie sembra non volerne sapere di mutare non solo gli assetti di squadra, ma almeno le arcinote strategie sul campo. E, attenzione! Ciò non riguarda la tradizione del prodotto tipico politico, ma anche le presunte novità dal momento che proprio da quel passato che dicono di rifiutare ne hanno mediato i termini di confronto o le dinamiche di scelta.
Vincere o perdere credo abbia poco senso. Basta guardarsi intorno, leggere e riflettere su tutto ciò che ci circonda, dalle cronache criminali alle litigiose rappresentazioni di una commedia politica nella quale tutti sono santi, così come tutto sembra essere mafia. In una terra disancorata da ogni senso pratico delle cose - perché incapace di allacciarsi da sola le scarpe di vetro per scivolare con trasparenza verso la luce - si preferisce il buio degli arresti, delle politiche da cortile e da specchi magici nei quali ognuno cerca di vedere riflessa l’immagine migliore di sé, illudendosi di essere l’arguto pifferaio a cui dietro si accoderà comunque qualcuno.
Vincere o perdere” nel buddismo, hanno un senso. Ma lo hanno da un punto di vista interiore, poiché la differenza tra l’una o l’altra possibilità è data dal ruolo che si attribuisce alla fiducia contrapposta alla rassegnazione o all’oscurità. Io aggiungerei, da calabrese, contrapposta alla ricerca del facile senza fatica di un quotidiano da sbarcare, magari affidandosi alle promesse del nuovo anno e di chi tenta ancora una volta di rappresentarlo. Probabilmente, le prossime consultazioni regionali per il rinnovo della vita politica ed amministrativa della Calabria saranno un successo. Ma, ne sono convinto, potrebbero non esserlo e se così non dovessero esserlo nessuno griderà all’insuccesso, ma ci si appiattirà sulla solita non vittoria a cui l’abitudine ci ha già da tempo retrocesso dal futuro.