"…La democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni…”
Alexander Dubcek

Il pendolo calabrese

Il pendolo calabreseUscire da un tunnel non è sempre facile. Quando ci si entra non vediamo l’ora di superarlo e di giungere alla luce, poi quando siamo in prossimità dell’uscita, soprattutto se il tunnel è abbastanza lungo, ci assale la paura di che cosa troveremo al di là delle tenebre.
Ora, non vorrei proporre una riflessione scaramantica o forse altezzosa andando contro corrente al pensiero dominante della prudenza ma credo, come sempre, che osservare con distacco possa favorire un po’ di schiarite negli animi rassegnati di alcuni, o forse troppo animosi per altri che guardano alla realtà di ogni giorno con spirito critico se non di chiara meraviglia. Premesso che non vedo alcun motivo di meravigliarsi di alcunché in una regione nella quale la novità di ogni momento è sempre una non-novità, mi stupisco però di così tanto scalpore che leggo tra interviste, commenti, consigli e pareri che si sovrappongono a come affrontare un dopo già avvenuto di una pandemia vissuta de relato, se non raccontata in alcuni casi.
Singolare, poi, il modo con cui dialetticamente una carica regionale ha rintuzzato l’uscita del Ministro per gli affari regionali sulla possibile impugnativa (non riporto il termine dialettale) del provvedimento della Presidente della Giunta regionale il cui termine - ironico e con doppisensi degni di un Crozza dell’ultima ora - credo abbia, spero, involontariamente dipinto e descritto il valore del confronto politico. E, ovviamente, non ne faccio una questione di colore politico potendo accomunare a tale esempio anche altri che nella nostra Calabria non sono mancati. Direi che andare alla deriva può essere un vantaggio a volte. Si possono risparmiare risorse ed impegnare meno le nostre capacità nel ricercare soluzioni o essere propositivi rilanciando idee. Ci possiamo affidare al caso o agli happening di circostanza con i quali in molti hanno costruito consenso politico raggiungendo anche posizioni al più elevato grado di rappresentanza.
Tuttavia, andare alla deriva non è per tutti. Infatti, una simile possibilità di navigazione senza fatica richiede un mare calmo, pochi scogli, magari evitabili grazie ad un vento che ci sostiene e che ci indirizza su una rotta comunque sicura. Ed è un lusso. Un lusso che la Calabria non può permettersi. Credere di poter sopravvivere del quotidiano senza avere una rotta certa diventa il pericolo di lasciarsi andare ad un cambiamento del mare e di essere alla fine vittime di un moto ondoso che trascinerà tutto e tutti verso il disastro al primo scoglio. Se la bonaccia è durata anni, e se il vento a volte pensavamo fosse dalla nostra parte, oggi non è più così. L’esperienza di una emergenza, gestita bene o male non ha importanza, dovrebbe insegnare che non vi sono certezze a cui aggrapparsi e che non sempre l’aiuto altrui può essere pronto, efficace e risolutivo.
L’assenza di programmi, le inadeguate risposte, hanno prezzi che si pagano nel tempo e non vi sono amicizie che tengano o rendite senza tempo. Volontà o meno, ancora oggi non si vedono programmi di rilancio di una regione che attende non si capisce cosa, che s‘annaca a volte gongolandosi accontentandosi, a volte gridando al nemico del momento. La verità è che al di là di ogni considerazione, ogni parte della regione ha giocato da protagonista senza una linea guida, senza uno scopo se non occupare spazi di protagonismo dimenticandosi che la protagonista à la regione come dimensione umane ed economica prim’ancora che politica. E invece, nonostante tutto, la politica nella regione rimane ancora ciò che era un tempo: un rito nel quale si celebrano le doti, discutibili, dell’individuo.

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