"…La democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni…”
Alexander Dubcek

Specchio specchio del mio Contado

Specchio specchio del mio ContadoDiciamocelo, avanti, proprio in questi giorni assolati di un’estate che stenta a decollare tra voglia di libertà e angosce promosse da una narrativa senza pace, che sembra contagiare più le cellule neuronali che non altre strutture biologiche del corpo, ci specchiamo senza remore nella corsa a immaginare chi servire domani.
 
Non è certo una novità di ieri, e non lo sarà né oggi né domani. Si, è vero!, l’opinione detta le condizioni di voto e forse anche una certa identità politica contrassegna, o dovrebbe farlo, una visione della vita pubblica individuando bisogni e soluzioni ritenute più adeguate al modo con il quale si interpreta ciò che ci circonda; ma, quest’ultimo, non credo che sia il caso della Calabria. Tuttavia, a giochi quasi fatti per alcuni e tentativi di sopravvivenza al confronto rideterminando le alleanze possibili per altri, la caccia al credito del dominus di turno non si ferma né al centro, né a destra né a sinistra, essendo prevalente il vedere come e in che misura ognuno cerca di capire in quale modo poter salire sul carro del vincitore se non di oggi, conti alla mano, magari di un domani possibile.
 
Una caccia e una corsa che sembra trascinare con se quelle proposte “alternative”, o presunte tali, che della lotta al vecchio o ai vecchi schemi ne avaveno fatto sino a ieri un cavallo di battaglia salvo, poi, adeguarsi cercando nel sistema un padrino (in senso politico ovviamente). Che sia nel cuore o meno, certo sembra singolare che anche proposte che si dichiaravano esenti dal fascino del potere non escludano, oggi, di volersi inserire in quella lotta per la leadeship che si consuma al’interno dell’universo pentastellato.
 
Non è una novità, insomma, che vi è chi guarda alle sorti dello scontro tra Grillo, padre padrone di ciò che resterà del Movimento, e un ex presidente del Consiglio a caccia dalla sua base giocando a sottrarre all’istrionico cabarettista ligure una fetta del populismo italiano per tentare di sopravvivere politicamente. Ma in questo gioco al mantenimeto di una visibilità, vi è chi oggi crede che le sorti della Calabria, o forse le proprie sorti, siano collegabili alla proposta innovativa di un nuovo possibile feudatario politico, come se non bastasse alla Calabria quella che sarà la nuova spartizione di feudi alla prossima tornata elettorale. Insomma, se la “novità” si propone quale appendice di una non novità nazionale, è facile credere che alla fine il gioco sia, dopo i diversi divorzi che hanno caratterizzato il primo amore del già consunto vento populista calabrese, decisamente prossimo a implodere e per il solito errore che contraddistingue le proposte politiche in Calabria: l’esasperato individualismo e la ricerca spasmodica di un dominus.
 
Di fronte a tale condotta del confronto, e leggendo le più disparate dichiarazioni, se non le più incredibili manifestazioni di volontà pronte a seguire fortune e sfortune altrui - purchè garantiscano, se non oggi almeno domani, una possibile candidatura anche alle politiche - si giunge, dopo la Lega in versione calabrese anche ad una sorta di calabro-contismo in salsa postgrillina. Insomma, se tra Pd, Fi e collateral ci si è abituati a fare i conti con i patron romani, ci mancava anche che l’ “alternativa”, ormai senza anima, decidesse di affidarsi, bontà del nuovo Conte, alle sorti taumaturgiche di un ex leader già preoccupato di doversi trovare uno spazio per sé piuttosto che credere che la Calabria possa servirgli su un piatto d’argento quel consenso che non ha mai avuto.
 
Ma gli ideali sono ideali, accidenti, e ci si può innamorare di questi sempre, soprattutto quando non si sa più dove andare a cercare nuovi argomenti, quando il divorzio dal primo amore ti fa capire che la solitudine politica diventa il rischio con il quale fare i conti. Bisogna però dire che qualcun altro tale scrupolo non se lo è posto, né se lo porrà, avendo già accettato il divorzio di qualche mese fa, e continuando a capitalizzare la sua immagine di salvatore che giunge dalla vecchia capitale borbonica nelle periferie del regno. In fondo, in attesa di migliori tempi, e di più interessanti nuovi lidi a cui approdare, al di là che vinca la destra o la sinistra, un risultato elettorale che superi ogni ostacolo al seggio rimane una buona opportunità per conquistare uno stipendio da consigliere e attendere le politiche che verranno.

Articoli correlati

Ma quale Europa…

© 2006-2022 Giuseppe Romeo
È consentito il download degli articoli e contenuti del sito a condizione che ne sia indicata la fonte e data comunicazione all’autore.
Gli articoli relativi a contributi pubblicati su riviste si intendono riprodotti dopo quindici giorni dall’uscita.

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.