"…La democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni…”
Alexander Dubcek

Befana con pochi doni

Befana con pochi doniEpifania è una ricorrenza di doni, una celebrazione trasfigurata nel rito del regalo, della gratificazione di un desiderio o di una riconoscenza resa concreta da un pensiero condiviso tra chi crede e chi è parte del credo, o di una fede che vorrebbe superare ogni rassegnazione.
 
Si potrebbe dire che attendiamo come bambini mai cresciuti l’arrivo di un regalo, di un datur che non ci impegna in compere, ma che impegna colui o colei o coloro che del dono ne fanno un motivo di esistenza, una ragione di vita o, forse, una trovata politica. Ecco, forse l’Epifania ha una sua dimensione politica proprio in Calabria, un suo significato del promesso e del mantenuto, dell’esatto spirito di realizzazione di una volontà in una concreta e reale gratificazione di un’attesa.
 
Sarà così per la Sanità in Calabria, che aspetta il dono dell’efficienza, della qualità delle prestazioni e dei servizi diagnostici? Sarà così per i trasporti, per una mobilità che superi il ricordo del trenino dei sogni per guardare ad una vera alta velocità che non sia solo un prolungamento di itinerario, ma una rimodulazione strutturale capace di dare del tempo una dimensione più reale fatta di rapidità? Sarà così per aeroporti demoltiplicati in strutture senza raccordi e alcune senza voli, ma che drenano risorse senza conti in tasca?
 
Sarà così per quelle politiche sociali e sportive che latitano da tempo e che in nessuna calza ancora oggi trovano spazio per i nostri ragazzi? Sarà così per viabilità ancora da completare o da rinnovare, che vedono perdersi tra gli ulivi carreggiate incompiute quasi oggi a rappresentare monumenti dell’inefficacia di un’azione amministrativa che corre ai ripari solo quando messa alle strette da un’indagine, o da un’elezione alle porte o dal fatto che prima o poi altre calze doneranno fondi e risorse per l’occorrenza?
 
Sarà così per rivedere il nostro rapportarci con gli altri, magari per un sorriso, magari senza supponenza dettata da ruoli assunti quasi per affrancarsi da un senso di marginalità che conosciamo ma che rifiutiamo per non affrontarlo? Sarà così per aprire le porte all’altro evitando malizie espulsive per garantirci o assicurarci attenzioni da parte di chi conta, presi come siamo dal come e in che modo soddisfare i nostri bisogni o le nostre aspettative?
 
Forse sarà così o non lo sarà. Ma oggi, al di là delle buone intenzioni, la calza sembra mezza vuota e forse la vorremmo mezza piena. Dipenderà da come la vogliamo vedere quando tutte le feste la vecchia signora le porterà ancora una volta via.

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