[…] Il coraggio non può essere contraffatto, è una virtù che sfugge all’ipocrisia. […] Honoré de Balzac |
Credevamo tutti che le minacce di fanatici criminali che brandiscono una religione di morte come un’arma non ci avrebbero colpiti al cuore delle nostre comunità. Avevamo rimosso Charlie Hebdo ed eccoli ancora qui. Credevamo che il flusso dei migranti fosse un’emergenza con la quale fare i conti e, invece, non abbiamo considerato che pietas e caritas non implicano la sofferenza di chi la offre, ma chiedono di condividere pace e prosperità e così non è stato.
Abbiamo pensato che le migrazioni fossero un fenomeno ciclico e, quindi, ciclicamente da gestire, ma ci siamo dimenticati di comprendere che tali flussi non erano il risultato di scelte personali per motivi politici o di lavoro. Bensì che esse erano e sono la conseguenza più evidente di una guerra surrogata giocata male dall’Occidente in Medio Oriente su scacchiere pericolose, con alleati e regimi non sinceri e meno che mai riconoscenti. Le storie di Al Qaeda e dei Taleban non hanno insegnato abbastanza a quanto pare. I flussi migratori si sono dimostrati un ottimo veicolo “umanitario” per distribuire cellule terroristiche in Europa. Una strategia semplice, troppo semplice per un mondo, quello occidentale, che non ha strategie e che vede presentarsi dentro casa la violenza dei nuovi barbari.
Cellule che possono decidere di condurre la propria guerra contro qualunque obiettivo che permetta loro di raggiungere l’unico scopo che esse perseguono: far cadere nella paura l’Occidente, privarlo delle sue certezze, trasformando un concerto o una cena in un appuntamento con la morte. Expo, Giubileo e altre occasioni sono certo manifestazioni che potevano e possono attirare l’attenzione mondiale se aggredite. Tuttavia sono obiettivi troppo evidenti e prevedibili e, quindi, alla fine non così remunerativi quanto colpire laddove ognuno non se l’aspetta, nell’intimo delle sue abitudini, negli affetti.
L’Occidente è sconfitto dentro casa, nel suo quotidiano.
L’Occidente e con esso gli Stati Uniti hanno perso la loro guerra ideologica e politica condotta nel nome di un non meglio definito valore di democrazia da esportare in comunità e luoghi nei quali forse essa non assume lo stesso significato. Ma non solo.
L’Occidente ha perso nel momento in cui della democrazia non ne ha fatto un vero valore universale. Ha perso laddove ha scelto - in nome di egoistiche valutazioni di opportunità economiche senza fare i conti con le conseguenze politiche e sociali - quali regimi asseritamente non democratici abbattere e quali no.
L’Occidente ha perso conducendo azioni militari “fuori area” giustificate più da interessi politici di una leadership che non perché rientranti in una strategia di difesa e di sicurezza della nostra cultura, del nostro vivere civile conquistato a caro prezzo nel corso della storiaOggi il limite di prospettiva degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e della Nato si paga a Parigi.
L’Occidente ha rinunciato da tempo alla sua leadership nel Mediterraneo e, così, l’attacco condotto a Parigi diventa molto serio perché non è solo contro la Francia, ma è contro l’Europa. E’ una aggressione contro una cultura che ha voluto perdere la propria competitività e che si presenta, per errori commessi da leadership inadeguate, debole, indecisa, incoerente e, soprattutto, fragile nelle risposte.