Il nostro Medio Oriente quotidiano
L’Occidente prova ancora una volta a porsi come protagonista di una politica internazionale a più attori, in uno scenario come quella mediorientale che si presenta come laboratorio di un confronto tra civiltà. Uno spazio dove la permeabilità dei confini si dimostra in tutta la sua chiarezza e dove, nonostante le buone intenzioni da Camp David in avanti, la mancata soluzione della questione israelo-palestinese si approssima sempre di più verso i nostri confini, dilatando quell’alone di instabilità e di violenza che penetra nelle nostre case dimostrando che il mondo occidentale non è avulso dalle dinamiche e dagli effetti di una politica internazionale sempre più complessa. Insomma, come scrissi in passato “[…] La strada verso una soluzione definitiva che si dovrà svolgere su un nuovo percorso ma con le stesse fermate di ieri, non rappresenta di per sé una conclusione dell’ interesse politico dell’ Occidente verso il vicino Oriente. La perifericità del mondo occidentale, logiche di potenza o meno, rischia di determinare il caos politico in Medio Oriente proprio nel fallimento dei presupposti alla base della seconda guerra del Golfo e di un eventuale insuccesso nella realizzazione di un sistema democratico in Iraq più di quanto non lo sia, strategicamente, in Palestina […]”. Una riflessione di ieri, ma che dimostra come e quanto la reazione del 2011 delle comunità del Nord Africa ai regimi autocratici sia nuovamente sfuggita di mano all’Occidente e si sia posta nuovamente come l’ennesima occasione perduta.