"…La democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni…”
Alexander Dubcek

La Costituzione non è solo carta. L’Italia tra emergenze e potere

La Costituzione non è solo carta. L’Italia tra emergenze e potereIn questi giorni si è consumata una delle più singolari offese alla Carta Costituzionale con un ennesimo provvedimento di natura governativa messo in campo da un esecutivo che non è espressione di sovranità popolare, così come i due precedenti governi. L’Italia sembra vivere la pagina più buia del suo tempo ormai apparentemente democratico. Le libertà sancite da una Costituzione che sembrava essere inviolabile e incalpestabile sembrano svuotarsi di contenuto.
 
Più di otto articoli costituzionali disattesi tra libertà fondamentali e di carattere procedurale, più un Regolamento europeo che impone la non obbligatorietà della vaccinazione - di fatto surrettiziamente resa tale dall’esecutivo italiano - e un obbligo di non discriminazione completamente ignorato nella sua completezza. Valori e libertà sospese in virtù di un’idea di sopravvivenza che dovrebbe esorcizzare non la morte fisica ma, a questo punto, la morte politica di un’esperienza politica degli ultimi anni, che ha di fatto manifestato tutti i limiti di un populismo senza ragione e, subito dopo, di una tecnocrazia che non vorrebbe cedere spazio a ciò che non può scomparire: il sentimento di essere tutti parte di un’unica comunità, di un’italica parte dell’umanità che si esprime al di là di un tasto, di un numero di conto corrente o di un pass in QR code. Nei prossimi giorni il Paese, vax o non vax poco importa, sperimenterà, diviso tra le ragionevoli …ragioni degli uni e degli altri - strumentalmente ostaggio di chi su queste divisioni investe nella sua sopravvivenza politica - le più evidenti contraddizioni maturate nei mesi di un’emergenza giunta al suo epilogo compulsivo.
 
Il Paese sperimenterà, non contento dei mesi passati in quasi due anni tra sequestri e concessioni di Stato, di cure bandite - seppur riconosciute come efficaci - perché “non protocollate” e dopo aver cantato un anno fa dai balconi senza sapere che pagava il prezzo di una sanità destrutturata negli anni, come e in che misura una Carta costituzionale definita rigida si possa capovolgere senza battere ciglio. L’Italia sperimenta e sperimenterà ciò che una cultura del potere, che si affida a vecchi fantasmi da aggiungere alle paure di oggi, vuole dimostrare: l’essersi arresa al fascino dell’uomo solo, risolutore e risoluto. Un uomo del destino, che potendo indossare il colore storico che più gli aggrada - rosso, nero, verde giallo o mellifluamente grigio – sembra essere uscito dal pensiero di un Nietzche anche senza possedere quel requisito di eroismo che nel bene o nel male lo lega alle sorti della sua comunità e ponendosi, oggi, al di sopra di questa nel suo essere un Leviatano della post-modernità. In questa visione post-eroica dell’Italia, la democrazia con le sue libertà si trova, di fatto, sospesa e lo si dovrebbe dire con chiarezza. Sospesa, con la compiacenza di coloro che hanno giurato di difenderne i valori e si allineano, con chiara evidenza dei fatti, a provvedimenti draconiani, insensati, contraddittori se non compulsivi.
 
Una democrazia, quella italiana, che si vede abbandonata dai suoi sacerdoti, fantasma di sè stessa che sembra essere solo la forma e non la sostanza di una nazione mai compiuta e che si affida ad un lasciapassare per poter vivere e far vivere. L’Italia sperimenta oggi e sperimenterà nei prossimi giorni, quella nuova separazione tra buoni e cattivi, tra rossi e neri, gialli e verdi e dove l'odio seminato con maestria senza che nessuno paghi di tale macabro seme - sparso con la complicità di media ormai giunti ad una credibilità pari al nulla - sembra aver superato anche il limite della tolleranza giuridica. L’Italia sperimenta e sperimenterà l’essere una nazione divisa da chi sfruttando un’emergenza sanitaria - divenuta tale per l'impreparazione e il pressapochismo degli attori che a vario titolo erano chiamati a fronteggiarla - spera che il divide per chi pensa di aver vinto possa garantire un impera senza scadenze. Ma, purtroppo, il risultato che si otterrà, disegna ben altri scenari dove, oggi, come ieri e domani, avranno perso tutti nonostante l’oggetto di interesse è ancora il mantenimento del potere grazie ad una melassa di colori improbabili e un’opposizione di facciata che stenta ad assumere un ruolo chiaro e deciso e che si lascia trafiggere gridando poi alla sorpresa.
 
Destra e Sinistra in Italia sono ormai categorie politiche che non hanno un senso mentre i populismi stellati sono divenuti ologrammi nel vuoto. Nessuna categoria trova un’identità né storica né morale per difetto di qualità di leader che si sono creati spazi adeguati in salotti confortevoli, megliosètelevisivi, dove si fa poca fatica. Salotti, all'interno dei quali c'è stato spazio solo per quella cosiddetta scienza medica affidatasi ad una visione faziosa e non obiettiva che, volutamente, non ha allargato il campo delle prospettive, escludendo un pensiero divergente che realizzava solo quel presupposto del dubbio cartesiano che ha permesso alla Scienza, quella con la S maiuscola, di conquistare nel tempo quelle verità che hanno migliorato le nostre vite. Ecco, allora, se queste sono le evidenze, che la salute dell'italiano, a questo punto, c'entra poco qualunque possa essere l’epilogo dell’emergenza. Ogni datore di lavoro, in ogni ambito, in quello pubblico in particolare perché più sensibile ai timori della responsabilità diretta, ma anche nel privato, mette in pratica o interpreta misure solo per evitare di essere chiamato in causa e non per intimo convincimento.
 
Dal 15 ottobre 2021, l'Italia nata dalla cosiddetta Resistenza, della sinistra democratica a parole o della destra nazionalista solo per slogan e che poi partecipa al consociativismo da bottega, rinnega sè stessa. L'Italia del lavoro, della cultura, del coraggio, della solidarietà abdica a favore dell’Italia della paura, all'Italia dell'incertezza, all'Italia che rispolvera fascini di formule autocratiche condannate, nelle diverse manifestazioni, dalla storia ma riproposte nella nuova maschera pseudodemocratica supportata da un cinismo disarmante e che costringe il Paese ad arrancare. Un' Italia divisa ad arte tra vax e no vax, fra fascisti e antifascisti o comunisti e anticomunisti, figli tutti di una stessa madre sapientemente anestetizzata negli anni. Una madre comune, oggi fatta sprofondare nel caos da chi al potere sembra non voler condividere ansie e preoccupazioni quasi rinnegando la sua storia, la sua lingua e la sua cultura per un virus che sembra colpire i processi metacognitivi di ogni esperto del momento.
 
L’Italia dei prossimi giorni sarà un’Italia ridotta a controfigura da coloro che, adesso è chiaro, volutamente non sono in grado di rassicurarla perché la paura e il terrore sono le armi sdoganate nella nuova guerra per il potere e per il suo mantenimento. Quella guerra per il mantenimento del potere e per la destrutturazione del Paese che, pur proveniente da lontano, si consuma da due anni a questa parte. Una guerra di nervi e di interessi che è sotto gli occhi di tutti, che si combatte all'ombra di un’emergenza che sembra non avere fine, se non rischiare di replicarsi in futuro sotto altre pericolose forme. Parafrasando Gioacchino da Fiore si potrebbe dire che il male, come la paura, sono parte della storia, ma di certo, noi vorremmo pensare così, né il male né la paura faranno la storia. Un monito che nell’esperienza umana non sembra essere stato smentito.

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